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San Francesco d'Assisi è l'oggetto di una contesa tra Liliana Cavani e Franco Zeffirelli


 

 

 
da ilmattino.it

un articolo di Oscar Cosulich


Roma. Liliana Cavani e Franco Zeffirelli come Baz Luhrmann e Oliver Stone? Dopo la contesa tra major statunitensi che è seguita all'annuncio di ben due kolossal dedicati ad Alessandro Magno affidati a registi tanto diversi, una contesa che, al momento, vede Stone in dirittura d'arrivo con la pellicola quasi ultimata e Luhrmann ancora di là dal dare il primo ciak, anche in Italia potrebbe avvenire uno scontro analogo.
Oggetto del contendere è San Francesco d'Assisi, cui Liliana Cavani ha dedicato il proprio film d'esordio nel 1966 e il «Francesco» con Mickey Rourke del 1989. Il santo, del resto, ha già ispirato anche Franco Zeffirelli che, nel 1972, con «Fratello sole, sorella luna» ha raccontato la prima parte della sua vita. Entrambi i registi sono intenzionati ad affrontare un momento della vicenda terrena del santo, diventato oggi di particolare attualità: il viaggio in Oriente di Francesco, l'incontro con l'Islam e il tentativo di dialogo tra religioni che, dopo tanti secoli, è tuttora sepolto da intolleranze e integralismi.
Liliana Cavani premette che il suo progetto è ancora in una fase molto nebulosa, ma puntualizza che al film su San Francesco e sul suo ruolo di messaggero di pace e fratellanza, mediatore tra Oriente e Occidente, sta pensando da qualche tempo: «Ma non voglio per questo dire che Zeffirelli mi ha rubato l'idea. Piuttosto, mi sembra normale che oggi si pensi soprattutto a quest'aspetto di Francesco». L'idea, ricorda la Cavani, «mi venne a giugno dell'anno scorso quando, per uno speciale del Tg2, feci incontrare per la prima volta il parroco francescano di Centocelle e l'imam della moschea dello stesso quartiere romano, la seconda per importanza dopo quella di Monte Antenne. L'idea era girare un terzo Francesco affrontando l'episodio, fondamentale per i nostri tempi, del suo viaggio in Oriente e dell'incontro con il nipote del Saladino durante la quinta Crociata, quella di Papa Onorio».
Più caustico, come sua abitudine, Franco Zeffirelli che, dopo aver annunciato per novembre il primo ciak del film, provvisoriamente intitolato «Tre fratelli», con un budget previsto di 15 milioni di euro per tre mesi di riprese (uscita Pasqua 2005), non può fare a meno di lanciare una stoccata alla collega: «Liliana Cavani vuole girare un film su San Francesco in Oriente? Evidentemente ne ha sentito parlare. È proprio per questo che ho già fatto l'annuncio e che ho depositato a Washington il copyright del film».
«Il soggetto l'ho scritto due anni fa, con Suso Cecchi D'Amico - prosegue Zeffirelli - nel primo film avevo lasciato Francesco sulla soglia della santità, perché non mi sentivo ancora pronto, non sapevo come raccontare, con un mezzo così terreno come il cinema, qualcosa di tanto trascendente. La chiave, secondo me, è tutta in una bellissima affermazione di San Francesco, quella in cui spiega che «Dio è cortesia», disarmando così ogni intolleranza, invitando i suoi predicatori a operare, a dare l'esempio, a far vedere cosa volesse dire essere cristiani e non limitarsi ad attaccare gli ”infedeli”. Cristiani, ebrei e musulmani sono tutti fratelli, a Francesco era questo che premeva ricordare, più d'ogni altra cosa».
Zeffirelli anticipa che nel film racconterà «il viaggio di San Francesco a Gerusalemme, l'incontro con i crociati, il sultano, i mullah, l'imperatore. Mi baserò su fonti rigorosamente storiche, sui Fioretti, sulle pagine di Tommaso da Celano, su secoli d'iconografia».
Liliana Cavani, dal canto suo, che sul progetto è al lavoro con Italo Moscati, ammette di aver sempre avuto «il pallino» di Francesco e di ritenerlo «qualcosa di più che un ideale, ma un modo di essere proponibile, anche molto moderno». Un personaggio attuale per la necessità di dialogo tra Oriente e Occidente, anche se la leggenda vuole che abbia convertito il Saladino e che camminasse sulle braci ardenti per dimostrare la propria fede: «In realtà - spiega la regista - altre testimonianze dell'epoca, per esempio quella di Giacomo da Vitry, parlano di uno scambio d'opinioni tra Francesco e i consiglieri del Saladino. E, certamente, il santo fu riconosciuto come persona di grande saggezza e, quindi, molto ascoltata. Francesco deve aver colpito il Sultano e la corte per la sua mansuetudine, che è diventata il manifesto più moderno e importante sulla divulgazione cristiana della fede

 

 

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