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LA GRANDE GAFFE: CHIESI A CRAXI SE ERA UN DEPUTATO DEMOCRISTIANO
Ricordo di Bettino Craxi e Marina Malfatti

di Corrado Prisco

 

L’appuntamento era davanti a un bar in Piazza Trilussa a Trastevere. Marina Malfatti mi stava già aspettando. Il tempo di bere un caffè e poi dirigerci alla sua abitazione, poco distante. 
La cara Marina (scomparsa a Roma l’8 giugno del 2016) era un'attrice fiorentina, aveva frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia. Era stata scoperta da Arnoldo Foà che l'aveva voluta con sé in Due sull'altalena di William Gibson, in un ruolo che precedentemente era stato interpretato da Lea Massari. Il teatro rimase sempre centrale nella sua vita, ma non le impedì di interpretare importanti ruoli televisivi: nel Maigret con Gino Cervi (1966) e poi in Malombra, sceneggiato in bianco e nero di Diego Fabbri dal romanzo di Fogazzaro, nel ruolo della marchesina che, come lei, si chiamava Marina e la fece conoscere al grande pubblico, dandole molta popolarità.  
Era l’estate del 1972. Marina voleva mostrarmi un book di sue recenti fotografie, per un film che avevo in coproduzione con la Spagna e la Francia e che sarebbe uscito in Italia col titolo di “Peccato Mortale” (No encontré rosas para mi madre), con la regia di Roviro Beleta. Nell’aprire la porta di casa, si accorse che la serratura era priva di mandate. All’interno le luci erano accese, ma soffuse.
Entrammo. La televisione in bianco e nero era accesa. Davanti al televisore c’era seduto un signore avvolto in un accappatoio rosa, un po' stretto. "Forse l’accappatoio è di Marina", pensai...  
- "Che improvvisata! Non ti aspettavo" - gridò Marina andandogli incontro a salutarlo. Lo abbracciò e baciò. Io mi fermai in attesa. Forse imbarazzato? Non so, non ricordo, ma sorpreso si, per quell’incontro in casa Malfatti con una persona in accappatoio, che non avevo mai conosciuto e che aveva le chiavi dell'appartamento.  
- "Sono appena arrivato da Milano e non ho fatto a tempo ad avvertirti" - le rispose.
- "Non fa nulla" - disse lei e poi, indicandomi – "Ti presento un mio amico, Corrado Prisco, un produttore regista cinematografico".
-"Buonasera"- mi salutò lo sconosciuto.
- "Buonasera" - risposi.
Una manciata di secondi, a riflettere sul da farsi, poi Marina prese l’iniziativa e propose: "Cambiamoci e andiamo a cena!"- E sparirono oltre il salone. Io mi sedetti davanti al televisore sulla stessa poltrona dell’ospite inaspettato. Ricordo che stava andando in onda uno spettacolo musicale con Sergio Bruni che cantava “Indifferentemente”.
Dopo pochi minuti rientrò l'ospite. Io ancora non avevo capito chi fosse. Nell’abbottonarsi un bottone della camicia tornò a chiedermi il mio nome e la mia attività. Gli risposi che mi chiamavo Corrado Prisco e che facevo il regista e il produttore. Che tra i film realizzati c’erano Stress con Lou Castel e Salvo Randore con la mia regia e in lavorazione: Peccato Mortale con Gina Lollobrigida e Renaud Verley, regia di Roviro Beleta
A questo punto mi sentii legittimato a chiedere anch’io con chi avessi il piacere di parlare. 
-"Sono un deputato" – mi rispose.
Lo guardai e, non so come mai, gli chiesi se era un deputato democristiano, facendo la più grande gaffe della mia vita... Ma, a mia parziale discolpa, devo dire che in quegli anni, era il 1972, non era un volto famoso. 
- "Ma che dici?" - reagì stizzito - "Io sono il vice segretario del Partito Socialista!"
- "Ma Corrado, non hai capito, è Bettino Craxi" - chiarì Marina, riapparendo nel salone e venendomi in aiuto. 
Poi tutti e tre, con la Cinquecento di Marina, andammo all’Arciliuto, uno storico locale a piazza di Montevecchio, nei pressi di Piazza Navona, dove si cenava e si ascoltava musica. 
Fu una serata molto piacevole, Craxi era molto loquace e brillante. 
Di tanto in tanto mi lanciava delle occhiate, cercando di decifrare se il mio rapporto con Marina fosse esclusivamente professionale. A un certo punto il discorso scivolò in politica, sui rapporti che c'erano stati tra Nenni e Mussolini.  Ricordo che Craxi ebbe a dire, riguardo al Ventennio, che ufficialmente tutto andava condannato ma che, ciò nondimeno, alcune iniziative politiche di quegli anni potevano essere condivise. E comunque, a pensarci oggi, si stava parlando di fatti allora vicinissimi, accaduti appena trenta, trentacinque anni prima.
A un certo punto il chitarrista del complesso gli si avvicinò e, porgendogli la chitarra, lo invitò a cantare. 
Craxi lo guardò e gli sorrise condiscendente. Quasi se lo aspettava...
Si alzò, raggiunse la pedana dove era posizionato il complesso e annunciò il titolo della canzone che avrebbe cantato:
Lu pisce spada”.
Tra i commensali ci fu un applauso. Appresi così che Craxi, oltre a frequentare quel locale, cantava divinamente bene... fantastico! Cantava persino in siciliano. Oggi mi rammarico che quella non fosse ancora l’epoca dei cellulari e degli Iphone, per cui non esiste una testimonianza di quella eccezionale esibizione. 
Io e Marina, rimasti soli al tavolo, inavvertitamente incrociammo gli sguardi, senza comprenderne il significato.
Craxi cantò con tale passione che il pubblico ne fu partecipe.

“Ci pigghiaru 'a fimminedda,
Drittu drittu 'ntra lu cori
E chiancia di duluri
Aya aya aya ya!
E la varca la tirava
E lu sangu nni curria
E lu masculu chiancia
Aya aya aya ya!”

Poi l’orchestra iniziò a eseguire musica da ballo. 
Bettino guardò l’orologio: le due. 
- "Domattina ho una riunione al partito e soggiunse "socialista"e mi guardò. 
Io sorrisi, imbarazzato, ma non dissi nulla. E fu la conclusione di una serata indimenticabile.
Andammo via. Sulla bella piazza di Montevecchio restai come sospeso e cercai un aiuto nel cielo stellato. 
Alle mie spalle sentii la voce di Marina che, ancora una volta, mi venne in aiuto.
- "Corrado, vuoi che ti accompagniamo al taxi?"-
- "No Marina, grazie. Preferisco fare quattro passi"-
Ci salutammo.  
Di lì a pochi anni, Bettino Craxi raggiunse il successo politico e l’apice del potere.  
Non lo incontrai più fino al 1986.
In quegli anni fui chiamato dal Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri a realizzare alcuni documentari promozionali. I documentari furono proiettati in anteprima per la stampa, nella sala cinematografica della Scuola Ufficiali Carabinieri in via Aurelia a Roma. In quell’occasione conobbi il prefetto Vincenzo Parisi, all’epoca direttore del SISDE, i servizi segreti civili. Qualche tempo dopo il prefetto mi interpellò, chiedendomi  di realizzare un documentario illustrativo-esplicativo sul lavoro di intelligence dei servizi italiani, per uso interno. Lo voleva proiettare in occasione di una visita del Presidente del Consiglio Bettino Craxi alla sede del SISDE. Collaborarono con me due bravi operatori, Adriano Gazzellone e Franco Mari.
Soddisfatto della realizzazione, il prefetto Parisi mi donò una medaglia d'argento e mi invitò ad assistere alla presentazione del documentario al Presidente del Consiglio. La proiezione avvenne nella sala conferenze del SISDE.
Dopo seguì un intervento del presidente Craxi sulle attività del SISDE con soventi riferimenti al documentario appena proiettato e, mentre parlava, teneva lo sguardo puntato su di me, seduto in terza fila. Poi ci fu l’occasione del drink. Io mi avvicinai a salutare il Presidente che mi guardò con fare interrogativo, come a voler dire: Ma che ci fai qui?  
- "Presidente, il documentario che hai visto l’ho realizzato io"-.  
- "Fatto bene, mi è piaciuto. E la voce di chi era?" - mi chiese.
- "Del prefetto Parisi. Una collaborazione che mi ha imposto" - risposi.
Craxi si rivolse al prefetto che ci stava accanto: "Prefetto, lei ha una ottima voce, potrebbe fare il doppiatore, oltre che il Capo della Polizia".
Fu un lapsus? Chissà. 
Fatto sta che qualche tempo dopo Vincenzo Parisi fu nominato Capo della Polizia. 
Quella fu l’ultima volta che incontrai Bettino Craxi.
Mi resta un ricordo commosso, intenso. E tante domande, senza risposta.

 

Da destra: Riccardo Bisogniero Comandante Generale Arma Carabinieri (1984-1986) e Corrado Prisco Vincenzo Parisi, Capo della Polizia(1987-1994) Da destra: gli operatori Adriano Gazzellone e Franco Mari
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